Commedia in due atti di Samy Fayad
Regia di Daniele Marchesini

Penultimo scalino

Trama
Povera signora Gina! Il Corriere della Sera sembra non lasciare dubbi: sulla lista dei passeggeri morti in uno schianto aereo sul San Bernardo c’è il nome di suo marito Goffredo. Che colpo! Inizia la processione degli amici e vicini per le condoglianze. L’indolente professor Prandoni, squattrinato erudito, è incredulo di fronte alla sventura dell’architetto Goffredo: così giovane, così bello, eppure così sfortunato! Tuttavia, che sorte per la signora Gina! Così attraente, così precocemente vedova e quindi… così inaspettatamente ricca! Un’occasione d’oro per uno spiantato a caccia di dote come Prandoni… Pironte, invece, imprenditore milanese rumoroso e burlone, pensa ad uno scherzo o ad un errore del giornale, poiché afferma di aver visto l’amico Goffredo appena poche ore prima, perfettamente vivo e vegeto. Un vero mistero, signora Gina… D’altra parte, ogni donna ha il suo piccolo segreto, il suo “scheletro” nell’armadio, e se qualcuno l’aiuta a farlo sparire… In un crescendo di suspance e umorismo, tra colpi di scena in cui si inciampa di continuo, i personaggi si destreggiano acrobaticamente in una ragnatela sempre più fitta di segreti piccanti, cacce al tesoro e avvistamenti notturni, nel ritmato intreccio tra quella che sembra un’assurda veglia funebre e un comico gioco di guardie e ladri, sino ad arrivare all’inaspettato, ma non del tutto improbabile finale, specchio ironico dell’animo umano, che quasi mai trova il coraggio di spingersi oltre il penultimo scalino per liberarsi dalla schiavitù dei propri.

Personaggi – Interpreti

Gina (vedova di Goffredo)
Marta Venturi
Prof. Francesco Prandoni
Daniele Marchesini
Giulio (amico di Goffredo)
Andrea Bordoni
Luciana (sua moglie)
Chiara Avogaro
Maresciallo Maranzana
Dino Casagrande

Musiche – Giannantonio Mutto
Scenografie – Attolino Cavicchini
Costumi – La Moscheta

Regia – Daniele Marchesini

Note di regia
Samy Fayad (di origine libanese nato a Parigi, vissuto da bambino in Venezuela, e da adulto a Napoli) è uno dei pochissimi commediografi italiani la cui produzione abbia un respiro internazionale, ed è ovvio che, più che in Italia, sia rappresentato in vari paesi d’Europa e d’America. Il suo repertorio, vasto e originalissimo, ha toni e timbri inconfondibili, basati sulla costante del più autentico umorismo che non si limita all’aggressività della battuta comica ma si risolve in un civile atteggiamento di critica nei confronti degli altri e di sé (il segreto dell’umorismo è infatti quello di saper ridere anche di sé stessi) che confina in una forma di serena pietà per tutte le debolezze umane. Ne il penultimo scalino, l’autore utilizza la sapida componente del giallo carico di umorismo (direi più anglosassone che latino – del resto quello mediterraneo non è umorismo ma spirito) un indagine sulle diverse realtà interiori: avidità, invidia, risentimenti, insopportabili fallimenti, paure indicibili e vigliaccherie. Questi personaggi sono spesso obbligati a precipitosi ripiegamenti e costretti di nuovo a baciare la polvere con umiltà, ora rabbiosa, ora rassegnata. E che cos’è il teatro se non un emozionante indagine che gli interpreti fingono sulla scena? E non è certo un invenzione moderna se è vero, come è vero, che uno dei sommi e universali capolavori di tutti i tempi è proprio un giallo l’Edipo Re di Sofocle (430 a.c.). Il penultimo scalino scritto verso la fine degli anni settanta è senz’altro di estrema attualità, possiede un protagonista continuamente vittima di frustrazioni. Egli ha d’improvviso a portata di mano la ricchezza, l’amore. E già il suo carattere cambia, comincia farsi prepotente, capriccioso. Ma ben presto si ritroverà murato vivo nel ruolo che la vita gli ha imposto.E’ un personaggio tragico, ma proprio per i tratti caricaturali di tutti gli spettatori che egli porta in sé, impedisce al pubblico di piangere. Suscita un sorriso (e un riso) che nasconde la pietà di noi stessi.

Daniele Marchesini